Alle porte di Loyang (At the Gates of Loyang) è un gestionale agricolo ideato da Uwe Rosenberg e pubblicato in Italia da Stratelibri nel 2009, terzo capitolo ideale della cosiddetta “trilogia del raccolto” dopo Agricola e Le Havre.
Ambientato nella Cina imperiale, il gioco invita i partecipanti a coltivare ortaggi, commerciare con clienti abituali o occasionali e far prosperare la propria bottega ai margini della città di Loyang.
Ogni turno richiede pianificazione attenta: si semina, si raccoglie, si scambiano prodotti e si reinveste per progredire lungo il “sentiero della prosperità”, cuore del sistema di punteggio.
Rispetto ai precedenti titoli di Rosenberg, Alle porte di Loyang privilegia la gestione individuale e la precisione economica, offrendo un’esperienza più intima, riflessiva e meno competitiva, ma altrettanto soddisfacente per gli amanti degli eurogame strategici.
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Indice dei contenuti
Componenti e materiali di gioco
Dal punto di vista dei componenti, Alle porte di Loyang mostra inevitabilmente i segni del tempo.

Nel 2009 la sua grafica e la qualità dei materiali erano considerate eccellenti, ma oggi l’estetica appare un po’ datata rispetto agli standard più moderni.
Nonostante ciò, l’usura visiva non intacca minimamente la giocabilità: tutto è ancora perfettamente funzionale e leggibile. Le carte sono chiare, con icone intuitive e un design che privilegia la praticità alla decorazione.
Manca un tabellone centrale: l’intera partita si sviluppa sulle plance personali dei giocatori e sul costante utilizzo delle carte, che rappresentano campi, clienti, aiutanti e mercati.
Questa struttura essenziale contribuisce a rendere il gioco fluido, ordinato e sorprendentemente coerente anche dopo oltre quindici anni dalla sua uscita.
Meccaniche di gioco
Le meccaniche di Alle porte di Loyang si basano su una gestione delle risorse estremamente precisa e ragionata.

Ogni turno inizia con un draft di carte, una fase particolarmente interessante e tesa, perché spesso costringe i giocatori a lasciare agli avversari carte molto utili, creando piccoli ma decisivi colpi di scena strategici.
Dopo la selezione, si procede con la coltivazione dei campi, la vendita agli abituali e agli occasionali, e l’utilizzo di aiutanti o miglioramenti che modificano il ritmo della produzione.
Il gioco è sorprendentemente stretto: ogni decisione pesa e il margine d’errore è minimo. Nelle quattro partite che abbiamo giocato, tutte si sono concluse con scarti di un solo punto, e in un caso con un pareggio, risolto grazie al maggior numero di monete possedute da un giocatore.
Alle porte di Loyang: scalabilità
Il gioco dà il meglio di sé in due giocatori, dove il meccanismo di draft risulta più teso e immediato, e i tempi restano perfettamente bilanciati.
In tre giocatori il titolo si comporta comunque bene, anche se inizia a emergere un po’ di downtime tra un turno e l’altro, rendendo l’esperienza leggermente più lenta.
In quattro giocatori, invece, il gioco perde buona parte della sua efficacia: la modalità “partnership” prevista dal regolamento risulta poco intuitiva, i tempi si allungano e la tensione strategica si diluisce.
Inoltre, la bassa interazione diretta fa sì che, con più partecipanti, il flusso di gioco appaia più come una serie di gestioni parallele che come una vera competizione. In sintesi: ottimo in due, buono in tre, sconsigliato in quattro.
Esperienza di gioco e ritmo
Nonostante l’assenza di interazione diretta, Alle porte di Loyang riesce a mantenere alta la tensione grazie al ritmo serrato e alla continua necessità di ottimizzare ogni mossa.
È un titolo che premia la pianificazione e punisce gli sprechi: una singola scelta sbagliata può compromettere la corsa finale al sentiero della prosperità.
La soddisfazione arriva quando si riesce a incastrare una catena produttiva perfetta, vendendo e reinvestendo senza mai restare a corto di ortaggi o denaro. È un gioco che non perdona, ma che regala grande appagamento a chi ama la strategia pura.
Dove comprare una copia di “Alle porte di Loyang”?
Oggi si tratta di un titolo raro, difficilmente reperibile negli store online. La versione italiana è praticamente introvabile, e le poche copie in vendita su Ebay, si aggirano intorno ai 100 euro più spese di spedizione, a conferma dello status di piccolo cult tra gli appassionati di eurogame classici.
Alle porte di Loyang: il nostro giudizio
Questo è un titolo estremamente godibile, uno di quei giochi che ingannano per la loro apparente semplicità.
Le regole sono intuitive, si imparano in pochi minuti e tutto sembra scorrere con naturalezza. Tuttavia, è proprio qui che si nasconde la sua vera natura: dietro la calma apparente si cela un sistema spietatamente punitivo, dove basta un solo errore di pianificazione o una scelta azzardata per compromettere l’intera partita.
Ogni ortaggio venduto o mancato pesa sul bilancio finale, e la tensione cresce turno dopo turno. È un gioco che premia la precisione e la lungimiranza più che l’istinto.
Valutazione finale
Sintesi dei criteri che compongono il nostro giudizio su Alle porte di Loyang (Uwe Rosenberg, Lookout Games).
Grafica datata ma carte leggibili e funzionali
Elevata pianificazione e margine d’errore minimo
Ideale in due, buono in tre, sconsigliato in quattro
Alta tensione strategica, ma limitata varietà di carte
Voto finale: 7.4/10

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un gioco eccezionale quanto punitivo. Giocatelo da sobri perché al primo errore difficilmente riuscirete a risalire la china.