La serie Netflix Coloni di Catan è ufficialmente in lavorazione, pronta a trasformare uno dei giochi da tavolo più iconici del mondo in un universo narrativo fatto di esploratori, risorse e rivalità.
Netflix ha infatti acquisito i diritti globali del titolo di Klaus Teuber, aprendo la strada a film, serie e persino progetti animati ambientati sull’isola più famosa del mondo ludico.
L’annuncio ha immediatamente acceso il dibattito: tra chi è curioso di vedere come verrà resa sullo schermo la meccanica degli scambi e chi trova l’idea assurda, Catan è tornato al centro della conversazione internazionale.
Per molti è un colpo di nostalgia, per altri l’ennesimo tentativo di Hollywood di monetizzare l’immaginario del gioco da tavolo.
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La sfida di dare una storia a un gioco senza trama
Il punto più discusso è uno: come si può costruire una trama attorno a un gioco privo di veri personaggi o di una narrativa predefinita? Catan è un titolo di negoziazione e pianificazione, non un racconto.

Su Reddit, molti utenti hanno ironizzato sulla difficoltà dell’impresa ed altri definiscono l’idea “inutile” perché il gioco “non ha una storia”, mentre qualcuno suggerisce di realizzarla come un documentario in stile Werner Herzog, seguendo la disperata missione di un uomo per ottenere una pecora in cambio di legno. Il tono generale oscilla tra curiosità e scetticismo.
La serie Netflix Coloni di Catan già divide la community
Se l’annuncio di Netflix ha riportato Catan sotto i riflettori, il dibattito sul valore del gioco non è mai davvero cessato.
C’è chi lo considera “il titolo che ha reinventato il gioco da tavolo moderno”, un simbolo dell’epoca in cui il design tedesco ha reso mainstream concetti come strategia, commercio e crescita modulare.
Ma c’è anche chi lo accusa di essere superato, troppo legato alla fortuna dei dadi e incapace di competere con gli eurogame di nuova generazione.
Alcuni commentatori sostengono che “odiare Catan è diventato un’identità”, quasi un rito di passaggio per i giocatori esperti. Eppure, anche tra chi lo critica, pochi negano il suo impatto storico.
Un’isola di opportunità (e di rischi) per Netflix
La scelta di realizzare una seria Netflix Coloni di Catan si inserisce nel nuovo trend di Hollywood: trasformare giochi e videogiochi in universi narrativi.
Dopo The Last of Us, Fallout e Dungeons & Dragons, ora tocca al mondo delle esagone e delle risorse. L’idea è ambiziosa: prendere un sistema astratto di commercio e insediamenti e trasformarlo in una saga epica fatta di esploratori, rivalità e conquista di un’isola vergine.
Ma l’operazione è delicata. Senza una forte visione creativa, il rischio è che la serie diventi un prodotto privo di identità, troppo distante dal gioco per attirare i fan e troppo “di nicchia” per il grande pubblico. Netflix promette “endless opportunities”, ma per ora restano solo domande.
Serie Netflix Coloni di Catan: tra nostalgia e marketing
Il momento scelto da Netflix non è casuale. La saga di Catan è tornata in auge anche nel mercato fisico, con ristampe, edizioni digitali e nuove espansioni.
L’annuncio della serie sembra quindi parte di una strategia più ampia: rilanciare il marchio sfruttando la nostalgia di chi, negli anni Duemila, ha mosso i primi passi nel mondo dei giochi da tavolo proprio grazie a I Coloni di Catan.
Per molti, il fascino del titolo resta intatto: costruire, contrattare e guardare il destino cambiare al tiro di due dadi. Per altri, è un ricordo di gioventù da conservare con affetto.
Che la serie riesca o meno, Catan ha già vinto: è di nuovo al centro delle conversazioni, vent’anni dopo aver cambiato per sempre il modo di giocare.
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Serie Netflix Coloni di Catan: il nostro parere
Chi scrive è abbastanza “anziano” da sapere che un’impresa del genere, per piacere davvero, è titanica. Catan non è solo un gioco: è un pezzo di storia per un’intera generazione di appassionati, molti dei quali hanno oggi aspettative altissime e un pizzico di diffidenza.
Noi, che siamo già stati “fregati” più volte da trasposizioni mal riuscite dei nostri miti, basti pensare ai film su Street Fighter, Dragon Ball o World of Warcraft, guardiamo a questa operazione con prudente scetticismo.
I dubbi sono tanti, a partire dal motivo stesso per cui una serie del genere debba esistere. Lasciamo pure il beneficio del dubbio, certo, ma facciamo fatica a immaginare cosa potrebbe emergere da un progetto simile per farci dire, con convinzione, che questa era una serie da realizzare a tutti i costi.
